Perché si va dallo pneumologo?
La Pneumologia, come è noto, è la branca della medicina deputata alla diagnosi e alla cura delle malattie dell’apparato respiratorio.
In origine, nacque dall’esigenza di curare in maniera appropriata le malattie infettive del polmone e in particolare la tubercolosi: per questo motivo il titolo della specialità era un tempo “Tisiologia (tubercolosi) e malattie dell’apparato respiratorio”.
Negli anni, i dipartimenti di Malattie infettive e di Oncologia hanno “assorbito” rispettivamente la cura della tubercolosi e del tumore polmonare.
Ma perché si va dallo pneumologo oggi, quindi?
Cosa cura lo pneumologo
Negli anni Ottanta, lo pneumologo aveva un’impostazione fisiopatologica e riabilitativa. Dopo la pandemia di Covid-19, l’opinione pubblica ha imparato a conoscerlo per le unità di terapia intensiva respiratoria e di terapia subintensiva.
Oggi si va dallo pneumologo, principalmente, per la mancanza di fiato. Sebbene si tenda ad andare prima dal cardiologo, è bene ricordare che esistono patologie come l’asma, la bronchite cronica o le interstiziopatie del polmone che possono causare fame d’aria.
Altri motivi che spingono ad andare dallo pneumologo sono:
- la tosse cronica: quasi sempre attribuita al reflusso gastroesofageo, spesso è provocata da un’iperattività bronchiale (ma può anche essere spia di un’asma);
- le polmoniti che non guariscono o guariscono lentamente;
- noduli polmonari, scoperti magari accidentalmente durante una radiografia del torace;
- patologie come il long Covid, una condizione che si manifesta diverso tempo dopo aver contratto l’infezione da Covid (spesso multiorgano, il long Covid colpisce prevalentemente i polmoni).
Infine, molto spesso si arriva dallo pneumologo per richiesta altrui: è il caso della moglie che si lamenta del marito che russa o soffre di apnee notturne.
Come avviene la visita di Pneumologia
La prima visita di Pneumologia è un colloquio tra medico e paziente. Lo pneumologo raccoglie la storia clinica del paziente, esaminando l’eventuale documentazione sanitaria e ascoltando i suoi sintomi, prima di procedere con l’esame obiettivo.
Un test fondamentale per chi si occupa di malattie del respiro è la spirometria, un esame semplice e non invasivo che si esegue soffiando in un tubo con un filtro e che fornisce utili informazioni sulla funzione respiratoria della persona. Sebbene a volte il radiologo o il medico di base tendano ad effettuare la diagnosi di bronchite cronica sulla base delle immagini, è bene ricordare che solamente la spirometria può dire con certezza se il paziente soffre di bronchite cronica (BPCO) o meno.