Malattie cardiovascolari: doverose riflessioni sul cuore di donna

Uomini e donne sono diversi anche di fronte alle malattie di cuore. E, anche in questo, le donne partono svantaggiate.

Le malattie cardiovascolari possono essere prevenute in modo efficace sia nelle donne che negli uomini. Tuttavia, la consapevolezza relativa al rischio e alla mortalità e morbilità cardiovascolare nel sesso femminile è insufficiente, sia nella popolazione generale che nella classe medica. Pertanto, si rende necessario colmare il divario di genere per garantire un uguale accesso alla prevenzione delle malattie cardiovascolari anche per la donna.

Perché dopo la menopausa la donna è più a rischio

L’importanza della medicina di genere in ambito cardiovascolare è a tutt’oggi sottovalutata e manca la disponibilità di strategie preventive, diagnostiche e terapeutiche specifiche per il genere femminile.

Bisogna garantire alla donna un eguale accesso alla prevenzione cardiovascolare, tenendo in considerazione i fattori di rischio genere-specifici, legati alle fasi del ciclo riproduttivo, ma anche il diverso impatto nei due sessi dei fattori tradizionalmente considerati.

Consideriamo ad esempio l’effetto sul rischio cardiovascolare dell’insorgenza della menopausa. La perdita della protezione estrogenica legata alla menopausa può aumentare il rischio cardiovascolare per via delle modificazioni fisiopatologiche, e può far affiorare i danni indotti dai fattori di rischio eventualmente già presenti in giovane età.

Fino alla menopausa, la frequenza delle malattie cardiovascolari e i fattori di rischio sono più bassi nelle donne rispetto agli uomini, soprattutto per via dell’esposizione estrogenica nell’arco della vita fertile. Dal menarca in avanti, infatti, gli estrogeni contribuiscono a ridurre la pressione arteriosa e il rischio di malattie cardiovascolari. Dopo la menopausa, la marcata diminuzione dei livelli di estrogeni spiega in parte perché la pressione arteriosa e il rischio di malattie cardiovascolari aumentino.

Nelle donne in menopausa, gli androgeni possono contribuire all’aumento del rischio cardiovascolare associato all’età, come avviene negli uomini. Con l’avanzare dell’età, quindi, le differenze di genere si riducono. E, a distanza di circa 10 anni dall’inizio della menopausa, le donne vengono colpite addirittura più degli uomini da eventi cardiovascolari, in virtù di molteplici cause quali le variazioni di tipo ormonale legate alla menopausa, nonché la scarsa consapevolezza e attenzione ai fattori di rischio da parte della donna e la minor sensibilizzazione della classe medica al rischio cardiovascolare nel genere femminile.

Pertanto la menopausa, e quindi la perdita della protezione estrogenica, rappresenta un importante fattore di rischio cardiovascolare che riteniamo debba essere valutato e ponderato nella donna.

Inoltre deve essere presa in considerazione, nella stratificazione del rischio, anche l’età di insorgenza della menopausa (precoce/tardiva, chirurgica/naturale), in quanto influenza lo sviluppo di malattie cardiovascolari e/o di fattori di rischio. La menopausa precoce (<45 anni) si associa ad un maggior rischio cardiovascolare, contrariamente alle donne con menopausa ad esordio più tardivo (>50 anni). Nelle donne in menopausa deve essere monitorata anche l’intensità dei disturbi eventualmente correlati, come i sintomi vasomotori (moderati/severi), dal momento che essi rappresentano importanti indicatori di rischio cardiovascolare.

I fattori di rischio cardiovascolare nella donna

Vi sono fattori di rischio tradizionali, comuni a uomo e donna, non modificabili o modificabili.

La peculiarità delle malattie cardiovascolari nelle donne rispetto agli uomini inizia dalla maggiore vulnerabilità ad alcuni fattori di rischio cardiovascolare tradizionali. Già a livello di rischio (ipertensione arteriosa, diabete, fumo di sigaretta e introito di sale) le donne pagano infatti un prezzo diverso rispetto agli uomini.

Entrando più nel dettaglio, è stato dimostrato che:

  • alla donna basta fumare un terzo delle sigarette dell’uomo per essere esposta al medesimo livello di rischio;
  • il profilo di rischio cardiovascolare appare peggiore nelle pazienti diabetiche rispetto ai pazienti diabetici;
  • un introito di sale elevato (>5 g di sale) ha un impatto maggiore sull’aumento dei valori di pressione arteriosa nelle donne, perché sono più sodio-sensibili;

Inoltre, le nuove linee guida 2023 della Società Europea dell’Ipertensione Arteriosa evidenziano come le complicanze cardiovascolari correlate all’ipertensione arteriosa possano verificarsi a partire da livelli di pressione arteriosa più bassi nelle donne rispetto agli uomini.

Infine, specialmente nelle donne, misurare solo il peso corporeo non è sufficiente, perché non fornisce un’indicazione del grasso viscerale, ed è quindi importante la misurazione del rapporto vita-fianchi.

Come valutare il rischio cardiovascolare

Il piano di prevenzione e gli eventuali successivi esami e trattamenti devono essere personalizzati per ciascun/a paziente in base alla fascia di rischio individuata.

Pazienti a rischio cardiovascolare basso

I soggetti a rischio cardiovascolare basso devono essere gestiti dal medico di medicina generale senza necessità di invio allo specialista. Tali soggetti non necessitano di ulteriori approfondimenti (se non suggerito da esame obiettivo/anamnesi) e devono essere indirizzati e istruiti ad uno stile di vita sano con un eventuale supporto da parte di chinesiologo e/o nutrizionista/dietista e/o psicologo, se necessario. La rivalutazione da parte del medico di medicina generale per i soggetti a rischio cardiovascolare basso, in accordo con le linee guida europee, si suggerisce che avvenga circa ogni 5 anni.